Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense: “I peggiori nemici delle donne: tra dipendenza affettiva e stereotipi di genere”

COSMODONNA ARENA
19 aprile
dalle 16:30 alle 18:30

“Il dominio maschile sulle donne è la più antica e persistente forma di oppressione esistente” Bourdieu 1998

Una cosa è certa, in Italia gli stereotipi culturali sono ancora molto diffusi e radicati. Ce lo raccontano i dati da molti anni che proprio tali stereotipi sono, molto più spesso di quanto ci piacerebbe credere visto che siamo nel travagliato 2020, alla base di comportamenti violenti verso le donne.

E non esistono sostanziali differenze socioculturali o geografiche di sorta come ci mostra, tra le altre, l’indagine Istat sugli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza, condotta dall’Istituto Nazionale di Statistica nel 2018.

 I numeri dei cosiddetti “delitti in famiglia” sono impressionanti.

A partire da un numero che fa davvero riflettere: dal 2000 ad oggi sono più di 3000 le donne assassinate nel nostro paese. In Italia ogni 2 giorni in media una vita di donna viene spezzata dalla violenza di un uomo.

Questo viaggio nell’orrore che porta, in molti casi, al femminicidio, a mio parere deve iniziare proprio da qui, da quel subdolo e scivoloso terreno culturale che è il principale complice degli assassini di cui molto parleremo in questo testo.

Dobbiamo entrare nella testa delle donne e degli uomini italiani, dei ragazzi e delle ragazze, dei bambini e delle bambine.

E dobbiamo scendere così in profondità da riuscire a ricostruire fedelmente il percorso che li ha portati a sviluppare degli schemi comportamentali, valoriali ed educativi di chiara matrice patriarcale anche loro malgrado.

Perché ciò che siamo, ciò che pensiamo, il tipo di persone che siamo diventati non è solo il risultato della nostra storia personale o dello stile accuditivo ed educativo dei nostri genitori.

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