1/03/2024

Giorgia Deiuri: donne e intelligenza artificiale

Nel mondo del lavoro, com’è noto, il divario tra uomini e donne nell’occupazione di ruoli all’apice delle aziende è un fattore allarmante e, anche nel caso di professioni legate strettamente all’uso dell’AI, la differenza tra i generi è evidente. Lo confermano molti studi autorevoli. Ma la riscossa al femminile è già iniziata!

Secondo uno studio realizzato dal WEF (World Economic Forum), a livello globale soltanto il 26% dei posti di lavoro nel settore dell’Intelligenza Artificiale è occupato da donne, come riportato anche da un recente articolo pubblicato sull’Ansa. Giorgia Deiuri, esperta AI, ne ha parlato con noi di Cosmodonna.

L’Intelligenza Artificiale e il suo utilizzo sono entrati nella nostra quotidianità in modo preponderante. Tra i professionisti più richiesti dal mondo del lavoro nei prossimi anni ci saranno gli AI Engineer, ovvero gli ingegneri dell’intelligenza artificiale che svilupperanno applicazioni e sistemi, i Machine Learning Engineer, professionisti che ricercano, costruiscono e progettano l’intelligenza artificiale responsabile del machine learning, i Data Engineer, gli informatici e gli sviluppatori di robot.

La maggior parte delle professioni legate all’intelligenza artificiale richiederà una laurea legata a materie STEM (acronimo che sta ad indicare l’ambito degli studi scientifici – Science, Technology, Engineering e Mathematics), settore in cui, ancor oggi le donne sono presenti in numero minoritario. La storia, i pregiudizi e una società spesso ancora patriarcale influiscono pesantemente sulla presenza femminile in certi ambiti. Eppure, qualcosa finalmente sta cambiando, soprattutto quando si parla di empatia, creatività e benessere collettivo. Ne abbiamo parlato con Giorgia Deiuri, fondatrice e titolare di A|G Innovazione Italia e A|G Innovaciòn Chile, agenzia di marketing e comunicazione che si occupa di promozione e valorizzazione con focus sulle strategie di vendita innovative.

Perché dal suo punto di vista esiste questo gap tra uomini e donne nel mondo dell’AI?

Le donne, sebbene qualificate e competenti, rimangono in minoranza significativa rispetto ai colleghi uomini. Negli ultimi anni ho dedicato parte del mio lavoro allo studio dell’Intelligenza Artificiale, applicata a settori quali il mondo dei Social, il settore turistico, enogastronomico e cosmetico. Queste esperienze mi hanno permesso di sperimentare sul campo le potenzialità che i sistemi di AI hanno (per esempio, sono di grande aiuto nella fase di analisi e implementazione di strategie di Social Media Marketing poiché sono un ottimo strumento di elaborazione dati e risposta a quesiti di natura tecnica e creativa), ma mi hanno fatto prendere coscienza anche di quanto le differenze di genere costituiscano un problema. Il divario di genere nell’AI può essere attribuito a una serie di fattori complessi, dall’accesso ineguale all’istruzione alle opportunità di carriera. La disparità di genere nell’AI è il risultato di una combinazione di fattori culturali e strutturali: sebbene ci siano stati progressi significativi nella promozione della parità di genere, persistono ancora pregiudizi e discriminazioni che influenzano le opportunità lavorative e il riconoscimento delle competenze delle donne.

Una situazione, quindi, che possiamo definire apparentemente svantaggiosa. Eppure l’AI rappresenta anche un’opportunità straordinaria. Lei cosa ne pensa?

Il gender gap nell’AI riflette disuguaglianze strutturali e culturali che richiedono interventi mirati a livello educativo, lavorativo e sociale. Sono dell’idea, però, che l’AI offra opportunità senza precedenti, ma è essenziale promuovere la diversità e l’inclusione per garantire che i benefici siano accessibili a tutti. Non si tratta di una situazione negativa. la definirei, piuttosto, variegata. Da un lato, l’AI offre opportunità straordinarie per l’innovazione, l’automazione dei processi e il miglioramento della qualità della vita. Dall’altro, sorgono preoccupazioni legate alla sicurezza, alla privacy e all’impatto sull’occupazione (della categoria femminile, tra tutte): è quindi fondamentale adottare politiche e pratiche inclusive per massimizzare i benefici dell’AI e mitigare i rischi.

Giorgia Deiuri, quale può essere, dal suo punto di vista di esperta, il contributo che le donne possono dare in un campo così vasto e ancora inesplorato?

Sicuramente la creatività femminile può emergere come un’importante risorsa per guidare l’innovazione e plasmare un futuro equo e sostenibile nell’era delle intelligenze artificiali: con un approccio orientato alla visione olistica e al pensiero laterale, le donne sono capaci di individuare connessioni inaspettate e di cogliere sfumature che arricchiscono l’apprendimento automatico e l’elaborazione del linguaggio naturale. Inoltre, la sensibilità emotiva e sociale delle donne si traduce in soluzioni orientate all’empatia e al benessere umano, specialmente nei settori della salute, dell’assistenza sociale e dell’educazione. Sono certa che il contributo delle donne, anche nel campo dell’AI, può portare alla piena maturazione di una società sostenibile: questa non è solo orientata al benessere dell’ecosistema, ma anche di quello dei singoli soggetti, tramite meccanismi di inclusione e rispetto per le specificità di ognuno.

Quindi le donne possono fare la differenza anche nel campo dell’AI…

Promuovere la diversità di pensiero e includere le voci femminili nell’AI non solo favorisce l’innovazione tecnologica, ma promuove anche una maggiore responsabilità sociale ed etica nel suo utilizzo. Insomma, riconoscere e valorizzare il potenziale creativo delle donne è fondamentale per plasmare un futuro più orientato al benessere collettivo.

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