2/02/2024

Grafologia e criminologia: intervista a Candida Livatino

Nel suo V libro, l’autrice analizza con minuzia di particolari gli elementi caratterizzanti delle grafie di vittime e carnefici del nostro tempo. Un libro intenso, dettagliato e ricco di spunti di riflessione su femminicidi e violenza.

Si intitola “Grafologia e criminologia. Killer e vittime analizzati attraverso la loro scrittura” il nuovo libro di Candida Livatino, giornalista, grafologa, volto noto della televisione italiana e autrice di altre quattro pubblicazioni di grande successo. Il libro è edito dalla casa editrice Mursia e si apre con una dedica dell’autrice capace di riassumere in poche parole il senso di certe tragedie: “A tutte le donne che sono state uccise per mano di ‘un uomo’ credendo nell’amore”.

Candida Livatino, questa è la sua V pubblicazione ed è diversa dalle precedenti. Che cosa l’ha spinta a scrivere un libro che si occupa così da vicino di cronaca nera?

Ho deciso di scrivere questo quinto libro perché sempre più spesso ci troviamo ad assistere a eventi violenti di cronaca che turbano le nostre coscienze e ci spingono a porci delle domande. Ciò che sta accadendo nella società di oggi è sotto gli occhi di tutti e fa sempre più rumore. Le informazioni corrono veloci rispetto a quanto accadeva in passato e veniamo subito a conoscenza di crimini accaduti in ogni parte del mondo. È innegabile che i casi di femminicidio siano in aumento. Mi sono domandata il perché e ho cercato di scrivere le mie riflessioni sul tema, convinta che la mia professione di grafologa potesse aiutarmi nel reperimento di alcune risposte.

E quali risposte ha trovato? Quale può essere il comune denominatore di queste azioni riprovevoli per mano di uomini violenti? E soprattutto, come è possibile cercare un senso nell’affascinante materia della grafologia?

Il ruolo femminile nella società è cambiato e la donna si è emancipata. Tutto questo le ha dato la forza, ma soprattutto la volontà, per liberarsi da situazioni che la ingabbiano, che le tolgono lo slancio e che non le permettono di essere se stessa. L’altro lato della medaglia è rappresentato da uomini che a volte risultano incapaci di accettare un cambiamento che li porterebbe a mettersi in discussione e magari a modificare il proprio ruolo all’interno della coppia e della famiglia. Potremmo semplificare dicendo che l’uomo subisce la perdita di controllo, la vive come un fallimento e come mancato riconoscimento della propria figura. Perde il suo equilibrio e non riesce a gestire una rabbia che diventa sempre più violenta e che, sempre più spesso, sfocia in atti estremi che hanno come vittime le donne. Come grafologa, so che, in alcuni casi, grazie a un’analisi approfondita della scrittura, sarebbe possibile rilevare i segnali di disagio e, magari, sarebbe possibile intervenire prima che la situazione degeneri. È vero che dalla scrittura non si evince la colpevolezza di un individuo rispetto a un crimine, ma è altrettanto vero che alcuni segni rappresentano dei campanelli d’allarme da non trascurare.

È tanto incredibile quanto affascinante l’analisi che lei fa di ogni piccolo segno all’interno delle varie scritture. Lo stesso segno in un contesto differente può assumere un altro significato. Ho trovato questo particolare di grande interesse. Ci può spiegare meglio?

Nel libro vengono indicati in modo preciso quali sono i tratti che possono evidenziare una problematica specifica, ma è fondamentale sottolineare come sia possibile soltanto dalla lettura complessiva del contesto ottenere un quadro esaustivo della personalità che si sta studiando. Ad esempio, il segno della stentatezza contraddistingue una scrittura che non va avanti in modo naturale, con tremolii, distacchi e inceppamenti. Essa è tipica di momenti di calo energetico. È simbolo di insicurezza e difficoltà nel tradurre i pensieri in azione. Rappresenta una persona che non è a suo agio nella relazione con gli altri. Spesso è simbolo di insoddisfazione verso se stessi e di rabbia. Questa tipologia di segno può essere presente sia nella scrittura della vittima che soffre per una situazione di pressione e costrizione, sia in quella del carnefice, che reagisce con collera all’allontanamento della persona che dice di amare (ma di un amore tossico e prevaricante che quindi è più possesso che amore). Negli anni ho analizzato centinaia di scritti e ho potuto riscontrare che nella grafia dei criminali ci sono i semi del delitto, ma anche le tracce di un passato fatto di abusi, maltrattamenti e abbandoni, che hanno trasformato l’individuo in un assassino. Ed è proprio questo l’aspetto che più mi preme sottolineare: l’importanza della grafologia come strumento di prevenzione del crimine, oltre che di aiuto alla risoluzione di casi a volte molto complicati.

C’è una parte del libro che mi ha profondamente commossa: sto parlando del capitolo dedicato all’analisi della scrittura delle vittime. Sapere che quelle parole sono state scritte senza che naturalmente la vittima conoscesse il suo destino mi mette i brividi…

Ho scelto di dedicare questo libro alle vittime di violenza, come omaggio alla loro sofferenza e in ricordo del loro passaggio terreno. Per questa ragione ho inserito anche un capitolo dedicato all’analisi delle loro scritture: per ritrarle nella loro essenza pura e gioiosa, piena di ottimismo e voglia di vivere (come nel caso di Yara Gambirasio, Sarah Scazzi ed Elisa Claps), o per sottolineare come la sofferenza per quello che stavano subendo fosse già presente nella loro grafia prima degli omicidi (Stefania Formicola e Palmina Martinelli).

Candida Livatino, lei è una donna di una disponibilità rara e capace davvero di entrare in empatia con le persone. Ricordo quando l’ho incontrata la prima volta: mi sono sentita accolta in un’aura di protezione, di familiarità e condivisione. Le faccio un’ultima domanda: lei che è grafologa, si è mai fatta leggere la sua scrittura da altri esperti?

L’analisi della mia scrittura me la faccio da sola, non l’ho mai fatta fare ad altri. Quasi ogni mattina, quando scrivo qualcosa, anche solo la lista della spesa, mi soffermo a osservare la mia scrittura che riflette anche l’umore con il quale mi accingo ad affrontare la giornata. I segni che la caratterizzano maggiormente sono quelli che riflettono l’apertura verso gli altri e la determinazione con la quale porto avanti la mia professione nella vita di tutti i giorni. Inoltre nella firma, Candida Livatino, lego nome e cognome, a riprova del fortissimo legame con la mia famiglia e in particolare con la figura paterna.
www.livatinocandida.it

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